Questo saggio di Humberto Rasi (Foto) è stato pubblicato sulla rivista avventista, DIALOGUE, vol. 15, numero tre, Anno 2003, edizione inglese. La traduzione in italiano si basa su questo numero.

Va detto e ricordato che nel 1989 il Dr. Rasi è stato il fondatore di questa prestigiosa pubblicazione quadrimestrale che, non avendo subìto interruzioni nel decorso degli anni, esiste tuttora. Grazie a lui,
la rivista è ora affermata, letta e apprezzata dagli educatori cristiani di numerosi paesi del mondo. Rivolgendosi agli studenti universitari avventisti nelle università e negli istituti superiori pubblici, la sua speranza era quella di incoraggiarli a conoscere, vivere e condividere la loro fede mentre studiavano in un ambiente, che a volte, è ostile alle credenze, ai valori e allo stile di vita biblici. In parallelo all’edizione inglese, la medesima rivista universitaria fece la sua apparizione in spagnolo, francese e portoghese. Dal 2014 in poi fino al 2018 si è aggiunta anche l’edizione italiana (solo per 5 anni).

Tutti i volumi del quadrimestrale sono disponibili nella rispettiva lingua. Già a partire dalla prima uscita si possono scaricare dal web gratuitamente nel formato PDF senza l’obbligo di doversi registrare. Nel sito è disponibile anche un motore di ricerca molto utile. Per aprire la pagina web vai al seguente link:
https://dialogue.adventist.org/archive

La mia traduzione in italiano del saggio non ha l’obiettivo di divulgazione accademica o universitaria, dove in quel campo il rimando alle fonti bibliografiche è sempre stato un requisito imprescindibile. Di proposito ho fatto a meno del carico di riferimenti bibliografici e alle note contenute nell’appendice elencate nel saggio (sono in totale quindici il numero dei riferimenti da me non considerati che si collegano unicamente a fonti e opere tracciabili in inglese).

Rimango convinto che chiunque disponga di un’istruzione scolastica, seppur ordinaria o di base, può facilmente immergersi nel saggio qui esposto dal Dr. Rasi e comprendere di conseguenza il pensiero cristiano che fluisce dal suo vasto e generoso intelletto.

Una mia nota finale: voglio ricordarlo a tutti che il fondatore di questa rivista, ci ha lasciati nel 2023, all’età di 88 anni. Il Dr. Rasi ha prestato il suo lungo servizio a tempo pieno come professore, redattore e amministratore nel settore dell’educazione.

Fine premessa di P. Luisetti.

Saggio del Dr. Humberto M. Rasi, Department of Education, General Conference of the Seventh-day Adventist Church (1990-2002). Il cristiano di fronte alla fede e alla ragione.

Amare Dio con tutta la nostra mente e con tutto il nostro cuore è integrare fede e ragione nella devozione al Signore in tutti gli aspetti delle nostre attività, dando a Dio la priorità nelle nostre vite.

“Signore, non farmi mai usare la mia ragione contro la Verità”. Preghiera ebraica.

Qual è la giusta relazione tra fede e ragione nella vita del credente? Questa domanda ha suscitato tra i cristiani acculturati un appassionato interesse. L’argomento è di particolare interesse per studenti universitari, ricercatori e professionisti che desiderano integrare la fede e la ragione nelle loro vite. La tensione è esacerbata perché molti dei nostri contemporanei danno per scontato che le persone intelligenti non siano religiose o, se lo sono, preferiscono mantenere le loro convinzioni private. In che modo gli intellettuali cristiani di altri tempi hanno affrontato questo dilemma?

In questo articolo delineeremo diverse opzioni, rivedremo gli insegnamenti biblici sull’argomento e proponiamo un approccio che soddisfi la nostra passione per credere in Dio e per coltivare allo stesso tempo una fede ragionevole.

Premesse e definizioni

Secondo la Bibbia, Dio ha creato Adamo ed Eva all’inizio della storia umana e li ha dotati di razionalità, “con la facoltà di pensare e di agire”. Mentre esercitavano questa abilità, i nostri primi genitori disobbedirono a Dio e come risultato persero la loro dignità e la loro casa edenica. Sebbene abbiamo ereditato gli effetti della loro caduta, Dio ha preservato la nostra capacità di pensare, fidarsi e prendere decisioni. In effetti, uno degli obiettivi dell’istruzione avventista è quello di formare “i giovani ad essere pensanti, e non semplici riflettori dei pensieri degli altri uomini”. Prima di procedere, dovremmo definire alcuni termini:

La fede, da una prospettiva cristiana, è un atto della volontà che decide di riporre la sua fiducia in Dio, rispondendo alla sua auto-rivelazione e agli appelli dello Spirito Santo alla nostra coscienza. La fede religiosa è più forte di una credenza, perché include la decisione di vivere e persino morire per le nostre convinzioni.

La ragione è l’esercizio della capacità mentale di comprendere, esaminare, discernere e accettare un concetto o un’idea. Il nostro ragionamento cerca chiarezza, coerenza e prove accettabili.

Credere è l’atto mentale di accettare un concetto o una persona come reale o vera. Certo, è possibile credere in qualcosa o qualcuno che non è vero o reale.

La volontà è la capacità e il potere di scegliere una credenza o una linea di condotta rispetto ad altre opzioni.

Decidere consiste nel libero esercizio di quella capacità. La ragione e la fede sono collegate in modo asimmetrico.

È possibile credere che Dio esista (ragione) senza fidarsi di lui (fede). Ma non è possibile credere e avere fiducia in Dio (fede) senza credere che lui esista (ragione). Ho deciso personalmente di dare priorità alla fede nella mia vita intellettuale, accettando due affermazioni classiche: Fides quaerens intellectum (La fede vuole capire) e Credo ut intelligam (Credo di essere in grado di capire). La ragione gioca un ruolo importante nella vita di fede, ma non può sostituire la fede. Per il cristiano, lo scopo ultimo della vita non è acquisire più conoscenza. L’obiettivo principale è stabilire una relazione di intima amicizia con Dio, che ci porta ad obbedire a lui e a servire gli altri motivati dall’amore. …CONTINUA…

Il cristiano di fronte alla fede e la ragione

© Pierluigi Luisetti