Articolo di Percy W. Christian (1907-1989) pubblicato sul settimanale avventista “Signs of the Times” il 10 novembre 1936. Tradotto da P. Luisetti.
Oggi Roger Williams è unanimemente celebrato come un campione di tolleranza religiosa e dell’incontro tra culture. Paradigma dello spirito americano, a lui sono intitolate università e centri di studio che promuovono ricerche sul periodo della colonizzazione inglese e sulla storia dei rapporti con gli indiani.
Nell’autunno del 1635, Roger Williams (1603-1683) dovette sentirsi nel suo animo veramente un esule dei due mondi. Era emigrato dall’Inghilterra per seguire i dettami della sua coscienza solo per fare la scoperta che le autorità puritane del Massachusetts non avrebbero tollerato nessuna resistenza da parte sua contro la loro filosofia teocratica. I convincimenti di Williams, e la loro eventuale diffusione, rischiavano di delegittimare, addirittura in senso teologico, l’ordine religioso e sociale della colonia puritana. A questo punto l’espulsione era diventata inevitabile, ragione per cui le autorità decisero di mandarlo in Inghilterra. A causa dell’avvicinarsi dell’inverno e del suo stato precario di salute, il decreto emesso contro di lui il 9 ottobre 1635 per il suo rimpatrio coatto, venne temporaneamente sospeso fino alla prossima primavera. Anche se era sotto questa sentenza, Williams sentiva l’obbligo di continuare a predicare le proprie dottrine. Nel gennaio 1936 organizzò in fretta le sue cose e si diede alla fuga da casa sua a piedi in mezzo a una bufera di neve.
Un paradosso mostruoso
Malgrado le tempeste invernali infuriassero in quella zona, Williams si mise a vagare per quattordici settimane tra gli indiani senza assaporare il significato di pane e letto. Senza pronunciare una parola di odio per i suoi persecutori, lasciò questo commento significativo: “Un paradosso mostruoso è che i figli di Dio perseguitino altri figli di Dio e coloro che sperano di vivere insieme eternamente con Cristo Gesù nei cieli non possono permettersi di vivere accanto a loro nello stesso spazio”.
Williams fu ben accolto dagli indiani Narragansett perché aveva conquistato la loro fiducia nelle sue precedenti attività commerciali. Gli diedero un tratto di terra al di fuori dei confini del Massachusetts su cui stabilirsi, ma fu presto costretto a rinunciare a quel posto a causa delle obiezioni delle autorità di Plymouth. Ottenne dalle tribù native un’altra posizione più a sud e così nel maggio del 1636 ebbe inizio l’insediamento di Providence (Rhode Islands). Il posto era ideale, e presto altri coloni si unirono a Williams nello sviluppo del nuovo commonwealth.
Nel tentativo di evitare i mali del comunismo (fallito completamente agli albori della Virginia e di Plymouth), così come quelli della monarchia e della teocrazia (detestati energicamente da lui), Williams cercò di stabilire “il minimo governo civile coerente con la sicurezza pubblica. Credeva fermamente nella “teoria compatta” del governo e insisteva sul fatto che il fondamento sovrano e originale del potere civile risieda nel popolo. Su questa premessa costruì la sua tesi che “un popolo possa erigere e stabilire quale forma di governo la maggior parte di esso sembri soddisfare la propria condizione civile”.
Queste idee furono messe in pratica a Providence, dove apparvero i risultati di un’eccellente applicazione di elevate teorie. I princìpi riconosciuti in questa colonia sono mirabilmente riassunti come segue: “Lo stato civile fondato da Roger Williams era un commonwealth federale democratico. Le sue dottrine dello stato erano la sovranità del popolo e i diritti dell’uomo esposti in questi termini: il governo esiste per consenso del popolo con un patto sociale scritto, dando solo poteri limitati al governo civile; le leggi civili, la costituzione e il governo sono soggetti a modifiche per scelta della maggioranza attraverso il referendum e petizioni, con canali civili aperti alle rimostranze delle minoranze; l’essenza del governo deve essere naturale, umano, morale e civile; il civile significa essere un corpo politico non religioso [laicista]; il diritto naturale e civile dell’uomo deve rispondere alla libertà di coscienza e di culto, alla libertà di stampa, libertà di parola, libertà di dibattito e di associazione; completa separazione tra chiesa-stato; libertà e uguaglianza degli Stati; disporre del diritto di ribellione ogni volta che il governo o i governanti usurpano i diritti civili e i poteri del popolo”.
Libertà e uguaglianza
In quella colonia si accettava il principio del governo maggioritario, ma “solo in relazione alle questioni civili”. Questo fu l’eccezionale contributo di Providence e Roger Williams. Altri avevano sponsorizzato la teoria del “contratto sociale” con la sua filosofia di sovranità, di uguaglianza e dei diritti naturali dell’uomo; ma Williams aggiunse allora il principio della completa libertà della coscienza dal dominio civile. Questi princìpi di libertà civile e religiosa, di separazione tra chiesa-stato e di libertà dell’individuo, oggi sono comunemente accettati come princìpi concreti. Ma nella sua generazione, Roger Williams sembrava essere il “prodigioso
coniatore di esorbitanti novità” che presto sarebbe stato conosciuto come “la testa calda del New England”. Dal pulpito, dall’aula di Corte, dalla sala legislativa fu denunciato come una combinazione di eretico e anarchico che avrebbe demolito l’intera struttura ecclesiastica, sociale e civile che era stata posata sopra i capi del popolo.
La teocrazia del Massachusetts manteneva la posizione che la chiesa e lo stato fossero strettamente associati, che il primo dovere dello stato fosse quello di promuovere gli interessi della chiesa stabilita e che qualsiasi scismatico accusato dal clero dovesse essere punito dalle autorità civili. Inoltre, questa filosofia implicava che solo i membri della chiesa stabilita avevano il diritto di voto e venire in possesso di cariche, mentre a tutti i residenti della colonia era richiesto di sostenere la chiesa stabilita e di obbedire alla legislazione religiosa relativa alla morale e all’osservanza del sabato cristiano. Per riassumere: “tutti i diritti civili dipendevano in Massachusetts dalla conformità alla teocrazia”.
Chiesa e stato separati
A tali idee Roger Williams presentò una denuncia completa e forte. La sua filosofia consisteva in due premesse principali: 1) In primo luogo insistette che la chiesa e lo stato dovrebbero essere completamente separati in maniera permanente. La loro origine è diversa: la chiesa esiste per comando di Cristo, mentre lo stato nasce dall’accordo del popolo. I loro obiettivi sono diversi: la chiesa è al servizio dei bisogni spirituali delle persone, mentre lo stato esiste per promuovere il loro benessere civile ed economico. Avendo origini divergenti e obiettivi diversi, le loro sfere di giurisdizione dovrebbero essere completamente separate e ciascuna dovrebbe avere le proprie leggi e autorità. Nessuno dei due dovrebbe usurpare il campo dell’altro e nessuno dei due dovrebbe essere oggetto di invettive dall’altro nella propria sfera di attività.
2) In secondo luogo, Williams dichiarò che la separazione tra chiesa e stato richiedesse la completa libertà di coscienza. Dichiarando che “non c’è peccato ordinariamente più grande contro Dio che usare la violenza contro le coscienze degli uomini”, tracciò una linea netta tra libertà e tolleranza. La prima riconosceva la completa uguaglianza degli uomini in materia spirituale, così come il loro diritto di avere qualsiasi o nessuna opinione religiosa fintanto che non venisse perpetrato alcun “male contro lo stato civile”. Quest’ultimo, invece, implicava che una particolare religione fosse dominante su altre, ma che concedeva alle minoranze dei privilegi temporanei. La filosofia di Roger Williams era in perfetto accordo con quella di un pensatore successivo che affermò: “La tolleranza non è l’opposto dell’intolleranza, bensì il suo travestimento. Entrambe sono dei dispotismi”.
Senza mezzi termini Williams affermò che “il mondo cristiano ha inghiottito il cristianesimo”. Pur riconoscendo liberamente che “le pene civili inflitte dai magistrati sulla chiesa per crimini civili sono legali e necessarie”, insistette sul fatto che “la spada spirituale e civile non può essere gestita dalla stessa persona”. Williams ammise che i tentativi in tal senso erano stati fin troppo comuni in passato, denunciando tale “oppressione e distruzione sanguinose, irreligiose e disumane sotto la maschera e il velo del nome di Cristo”. Lo scopo stesso di tale persecuzione ritenne errato, poiché “Dio non richiede un’uniformità di religione emanata o imposta in uno stato civile”. In effetti, tale “uniformità forzata, prima o poi, è la più grande occasione di guerra civile, furto di coscienza, di ipocrisia e distruzione di milioni di anime”. Williams si azzardò persino a suggerire che “quella non può essere una vera religione che ha bisogno di corpi armati che le diano il sostegno”. Nel secolo successivo il saggio Benjamin Franklin (1706-1790) lo espresse in questo modo: “Quando la religione è buona, ritengo che saprà supportarsi da se stessa; quando non è in grado di supportarsi da sé, e Dio non ritiene opportuno prendersene cura, addirittura che debba appellarsi al potere civile per riceverne l’appoggio, conferisce alla mia ragione la prova che la sua è una cattiva causa”.
Nella sua colonia di Rhode Island, Roger Williams fu determinato a stabilire un rifugio per gli oppressi, dove sarebbe dovuto essere concessa la piena libertà civile e religiosa a tutti.
Al posto di rafforzare la religione con aiuti statali, Roger Williams suggerì la sua famosa metafora “Ship of State” (Lo stato-nave). La parte essenziale di questa vivida esposizione è la seguente:
“Ci sono molte navi in mare con sopra molte centinaia di anime, il cui benessere e dolore è comune a tutti. Ciò rispecchia una vera immagine di un commonwealth, di una combinazione umana o di una società. Qualche volta è successo che sia i papisti che i protestanti, ebrei e turchi, possano trovarsi imbarcati su di una sola nave. Affermo da sempre che tutta la libertà di coscienza che ho patrocinata, ruota attorno a questi due cardini: nessuno dei papisti, protestanti, ebrei o turchi devono essere costretti a venire alla preghiera o al culto sulla nave, né siano costretti di astenersi dalle proprie preghiere o pratica di culto, nel caso ne praticassero qualcuna. Ciononostante, aggiungo inoltre, che non ho mai negato questa libertà al comandante: lui deve perseguire la rotta della nave, anche dando ordini affinché la giustizia, la pace e la sobrietà siano mantenute e praticate, sia tra i marinai che tra tutti i passeggeri”.
Questa splendida filosofia fu messa in pratica nella colonia di Roger Williams. L’intero corso di azione fatto seguire da questo cristiano dallo spirito mite è riassunto nella seguente frase: “Non desidero per me quella libertà che non potrei concedere liberamente e imparzialmente a tutte le coscienze del mondo; quindi, concepisco umilmente che è un dovere assoluto dei poteri civili esprimere e proclamare in tutto il mondo un’assoluta libertà di coscienza”. Come sarebbero diverse le pagine della storia se un tale spirito avesse dominato tutti i governanti e tutti i governi! E come sarebbe luminoso il futuro se fossimo certi che la nostra società accetterebbe i suoi nobili princìpi di civiltà individuale e libertà religiosa!
Roger Williams fu davvero uno dei capomastri di quello splendido edificio che chiamiamo Stati Uniti d’America. I suoi princìpi di completa libertà religiosa e civile costituiscono la pietra angolare del nostro Paese [America]. La sua filosofia è quella del nostro Signore e Salvatore che ha chiaramente ordinato la separazione tra chiesa e stato, quando disse: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio» (Matteo 22:21). Ogni volta che le autorità civili eccedevano la loro giurisdizione e usurpavano i poteri che appartenevano a Dio, o le autorità ecclesiastiche violavano i diritti personali dell’individuo, Williams seguiva senza esitazione il corso coraggioso di Pietro e dei suoi collaboratori il cui principio guida era: «Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini» (Atti 5:29).
Come ci si poteva aspettare, la prosecuzione di un tale corso portò Roger Williams a essere oggetto di persecuzione. Indubbiamente, i suoi persecutori pensavano di aver ragione nei loro tentativi di preservare la purezza delle loro colonie da quella che consideravano la macchia dell’eresia. Cristo aveva previsto una situazione del genere quando avvertì i suoi seguaci di tutti i secoli: «Vi espelleranno dalle sinagoghe; anzi, l’ora viene che chiunque vi ucciderà crederà di rendere un culto a Dio» (Giovanni 16:2).
Da un punto di vista privilegiato dopo l’arco di trecento anni8 esaltiamo Roger Williams e i suoi nobili princìpi e condanniamo i suoi persecutori. È facile per noi dimenticare che tre secoli fa era considerato un pericoloso eretico e i suoi persecutori i “vasi del Signore” conservatori. Nelle nostre riflessioni sull’argomento giungiamo alle conclusioni. Il grande storico Thomas Macaulay (1800-1859) pose la domanda: “Su argomenti religiosi, non hanno sempre avuto torto quasi tutti i governi del mondo?” Il grande studioso della Bibbia Martin Lutero (1483-1546) ebbe questa opinione: “Le Scritture non mostrano chiaramente che coloro che perseguitano hanno generalmente torto, e coloro che subiscono la persecuzione sono nel giusto, — che la maggioranza è sempre stata dalla parte della menzogna, e la minoranza solo dalla parte della verità?
Oggi ci vantiamo della nostra insolita libertà, e la nostra sorte è stata sicuramente confinata in luoghi piacevoli. Ma non crediamo che questa situazione favorevole rimarrà per sempre. Paolo ci assicura che «del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati» (2 Timoteo 3:12). È bene essere preparati per situazioni che si presenteranno in futuro. Analizzando il nostro tempo, è possibile discernere situazioni e tendenze che sono in grado di spazzare via tutte le nostre decantate libertà con velocità sorprendente. Mentre guardiamo con impazienza per vedere se tali tempeste scoppieranno immediatamente o si
placheranno temporaneamente, aderiamo al vangelo dell’amore, poiché «l’amore non fa nessun male al prossimo» (Romani 13:10). Ma quando si cerca di usurpare la legittima sovranità di Dio su di noi, possiamo essere preparati.
Riferimenti biblici: Bibbia NR 2006
FINE
© Pierluigi Luisetti