Titolo dell’articolo originale: Baptizing the Devil: Evolution and the Seduction of Christianity.(1) In italiano tradotto significa: Il battesimo del diavolo: evoluzione e seduzione della cristianità.
Fonte dell’articolo: Ministry Magazine, January 2018.
Introduzione del compilatore.
Perché così tanti cristiani sentono un’irresistibile tentazione di “battezzare il diavolo” cercando di armonizzare l’evoluzione con la sacra Scrittura? Sebbene non possiamo conoscere le motivazioni individuali, la risposta generale è legata alla convinzione contemporanea che l’evoluzione debba essere vera perché, dopotutto, è “la scienza che parla!” Ma se la scienza è così brava a trovare la verità, perché la verità cambia così spesso? Perché le certezze scientifiche di una generazione vengono spesso derise come miti da quella successiva? Perché le scoperte della scienza spesso si contraddicono tra di loro? La loro capitolazione dà innanzitutto prova che producono poche cose buone e stabili, oltre ad essere dei palliativi non solo inutili, ma anche fuorvianti.
Con il suo saggio “Il battesimo del diavolo”, Goldstein vuole dimostrare che i cristiani non dovrebbero compromettere una dottrina così cruciale come le origini dell’uomo e la Creazione del mondo con la cultura prevalente, anche quando quella cultura è avvolta nell’autorevole veste della scienza.
L’autore Clifford Goldstein, MA, è editore della Scuola del Sabato per adulti, Conferenza generale degli Avventisti del Settimo Giorno, Silver Spring, Maryland, Stati Uniti.
Sono nato nel 1955 e poi cresciuto in una casa ebrea laica a Miami Beach (Florida). La nostra osservanza religiosa avrebbe potuto essere ridotta a questo mantra: hanno cercato di ucciderci, hanno fallito: andiamo a mangiare!
La mia istruzione ebraica secolare aveva il suo parallelo nel percorso educativo delle scuole pubbliche. Nella quinta elementare, ad esempio, notai in un libro di scienze un disegno che rappresentava una vasca poco profonda. Al disopra c’era un’unica cellula; sopra, una medusa; sopra, un pesce; poi un rettile; poi una creatura simile a una scimmia; seguita da un proto-umano; e, infine, un Homo sapiens. Vi era tracciata una linea che, partendo dalla vasca profonda, si fermava all’Homo sapiens. L’insegnamento di questo diagramma rappresentava la storia evolutiva umana.
Facciamo un salto alla lezione di biologia del nono anno, quando pensavo che fosse per me una cosa eccitante nel sapere che il significato di ontogenesi (2) riassume la filogenesi. Questa frase, spiegò l’insegnante, era l’idea che lo sviluppo dell’embrione avesse una risonanza nella nostra storia evolutiva. Cioè, le “branchie” dell’embrione erano un’eco primordiale della nostra discendenza di pesci. Sebbene L’ontogenesi ricapitola la filogenesi [Teoria della ricapitolazione] fosse resa popolare attraverso delle relative stampe divulgate da un primo paladino darwiniano e sfatata alla fine del 1800, questa teoria veniva insegnata ancora nelle scuole pubbliche negli anni ’60; ancora oggi è in circolazione.
Faccio un salto alla metà degli anni ’70: Università della Florida. Frequentavo un corso di antropologia e, anche se oggi non c’è niente di nuovo in particolare, ricordo che il darwinismo costituiva lo sfondo di tutto ciò che ci veniva insegnato.
Ora, in tutti quegli anni in cui gli insegnanti della pubblica istruzione plasmarono la mia tenera e giovane mente, non ricordo di aver mai messo in dubbio l’evoluzionismo. Perché avrei dovuto farlo? Veniva insegnato, non come un costrutto teorico ma come un presupposto inattaccabile, la premessa sulla quale poggiano i costrutti teorici.
Il mistero della nuova nascita. Nel 1979, prima del mio ventiquattresimo compleanno, feci un’esperienza di nuova nascita spirituale. In una sola notte, la geometria della realtà cambiò per me. Allora, il mondo in cui ero appena entrato sembrava diverso da quello che avevo sperimentato prima. La realtà si arricchì profondamente, diventò più ampia e sfaccettata della visione del mondo catechistico e materialistico di cui sin dal tempo dell’asilo ero stato nutrito, quasi per via endovenosa.
Comunque, immediatamente avevo percepito un’inconciliabile disconnessione tra il vecchio e il nuovo campo: la mia vecchia fede nell’evoluzione e la mia nuova fede in Gesù. Intuivo che queste visioni del mondo non potevano essere entrambe giuste. Mi appellai ai cristiani che per la prima volta avevo incontrato durante il mio smarrimento; questi mi diedero delle pubblicazioni che mi aprirono gli occhi su qualcosa a cui non avevo mai pensato prima.
Sì, da quel libro di testo di quinta elementare fino al college e oltre, mi era stato mostrato il mondo solo attraverso una struttura darwiniana. Avevo portato solo un paio di occhiali perché quello era l’unico paio che mi era stato dato, l’unico che mi faceva credere di averne la legittimazione. Ma, una volta tolti gli occhiali e inforcato un altro paio, tutto cambiò.
Nessuno, ovviamente, negherà l’esistenza di fossili di creature ora estinte. (…) Per la prima volta, mi veniva presentato un altro modo di guardare e interpretare le prove di quei reperti. Fino ad allora, non solo non mi era mai stato mostrato un altro modo di interpretazione, ma non mi era neppure mai stata presentata l’idea che ne potesse esistere un’altra.
Resta vero che i fossili non dicono di sé stessi: creato 60 milioni di anni fa all’inizio dell’era Cenozoica. Né giungono a noi con le parole incise sul cranio: reperto sviluppatosi 550 milioni di anni fa nella zona di Haikou (Cina). Queste sono interpretazioni, costruzioni create dall’uomo basate su una rete di ipotesi e speculazioni, nessuna delle quali era universale, necessaria e certa. In altre parole, non solo la scienza evoluzionistica, con cui ero stato indottrinato per tutta la vita, non era neanche lontanamente sicura come era presentata, ma in quel momento consolidai la credenza che fosse sbagliata.
Teorie competitive? Non sapevo che ciò che avevo sperimentato allora era una manifestazione di una debolezza di fondo, intrinseca nell’intera impalcatura scientifica. La disciplina scientifica si affaccia anche con un nome di fantasia: la sottodeterminazione della teoria mediante l’evidenza. È il problema sostenuto — ancora irrisolto — che, per un dato fenomeno scientifico, più di una teoria può essere compatibile con l’evidenza. Teorie concorrenti, anche contraddittorie, possono spiegare gli stessi dati. Ci sono, un numero infinito di teorie competitive per spiegare qualsiasi fenomeno naturale.
Karl R. Popper (1902–1994), uno dei più influenti filosofi della scienza, affermò che a causa di questo problema (e di altri), non possiamo mai fornire ragioni positive che giustifichino la convinzione che una teoria sia vera. “La scienza non è”, sosteneva, “un sistema di affermazioni certe o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza (epistème):(3) non può mai pretendere di aver raggiunto la verità, e neppure un sostituto della verità, come la probabilità”(4)
Come? La scienza non può mai affermare di aver raggiunto la verità? O anche una probabilità di verità? Per tutta la vita non ci è stato detto che la scienza è l’unico modo per ottenere la verità, o almeno il modo più sicuro, efficace al di sopra di ogni altro metodo o mezzo? Eppure, il pensatore scientifico più influente del secolo scorso ha buttato fuori questo smacco!
“Ma è scienza!” Contrariamente alla credenza popolare, la scienza esiste con un sovraccarico di una serie di questioni irrisolte che sfidano l’integrità epistemologica dell’intero stesso impianto. Non stiamo parlando qui di teorie scientifiche specifiche, come l’impatto dei combustibili fossili sul clima, i pro e i contro dei grassi saturi, o se gli esseri umani siano, come sostiene Richard Dawkins (1941-vivente) i “cugini lontani di banane e rape”.(5)
Stiamo parlando, invece, della pratica della scienza in quanto scienza: cosa significa, come funziona, cosa fa, cosa assume, come elabora le affermazioni che annuncia e cosa giustifica le sue affermazioni.
Fino ad oggi, queste grandi questioni rimangono irrisolte, il che è importante, soprattutto nel dibattito Creazione-evoluzione, perché molti cristiani — nonostante la testimonianza inequivocabile della Scrittura — hanno destituito il racconto biblico della Creazione sostituendolo con una teoria scientifica, l’evoluzione, che contraddice la Scrittura in ogni modo possibile. Del resto, nella lettura più ampia, la Scrittura insegna la Creazione come un fenomeno soprannaturale che non lascia nulla al caso; l’evoluzione, nella lettura più ampia, insegna la creazione come un fenomeno naturale che lascia quasi tutto al caso. È difficile immaginare delle posizioni più contrastanti di queste due.
Tuttavia, molti cristiani hanno capitolato, rifiutando l’accuratezza storica o addirittura la veridicità di Genesi 1–11, il tutto per fare spazio a un modello evolutivo delle origini. Come mai? Perché l’evoluzione, presumono, deve essere vera. Dopotutto, “è scienza!” E chi può osare andare contro la scienza?
Sfortunatamente, uno dei più grandi miti della nostra epoca (Cosa credete? Pensate che siamo l’unica epoca nella storia che non abbia i propri miti?) è che la scienza è l’arbitro finale della verità e che per sfidare le pretese della scienza, anche la scienza “affermata”, significherebbe provare la propria ignoranza e imbecillità intellettuale.
Comunque, se la scienza è così brava a trovare la verità, perché la verità cambia così spesso? Perché le certezze scientifiche di una generazione sono spesso derise come miti da quella successiva? Perché le scoperte della scienza, il risultato del “metodo scientifico”, spesso si contraddicono a vicenda? Quando le spiegazioni scientifiche sulla realtà presente, su ciò che può essere gestito, ascoltato, visto, persino testato e ritestato ora davanti ai nostri occhi quotidianamente, sono piene di dibattiti e controversie, perché molti cristiani accettano indiscutibilmente ogni proclamazione scientifica su presunti eventi accaduti milioni o miliardi di anni fa, specialmente quando quelle affermazioni contraddicono qualsiasi ragionevole lettura della Scrittura?
Il battesimo del diavolo. Dopo anni di lettura e studio attorno a queste domande, ho scritto Il battesimo del diavolo: Evoluzione e seduzione della cristianità, in cui cerco di aiutare i lettori — specialmente i cristiani che prendono sul serio la Scrittura — a liberarsi dalla reazione istintiva che una volta che qualcosa viene considerato “scienza”, devono rinunciare a tutte le credenze contrarie. E lo faccio esaminando queste sfide irrisolte nella pratica della scienza stessa (come la sottodeterminazione), sfide che la maggior parte delle persone (eccetto gli scienziati e i filosofi della scienza) di solito non conoscono, il che aiuta a spiegare perché così tanti si genuflettono meccanicamente davanti a tutti i suoi proclami.
Ad esempio, in uno dei testi più influenti del ventesimo secolo, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Thomas S. Kuhn (1922-1996) affermò che la scienza non è affatto così razionale, oggettiva e progressista (nel senso di progredire più vicino alla verità) come molti credono. Sostenne che la scienza funziona in modo soggettivo, contingente, anche a volte irrazionale. Un’estensione del pensiero di Kuhn è ripresa in una sua dichiarazione, dove cita il pioniere della fisica quantistica Max Planck (1858-1947): “Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari”.(6) Se ciò è vero, anche in parte, cosa dice l’affermazione di Planck sull’obiettività, tanto meno sulla correttezza delle affermazioni scientifiche? Una “verità scientifica” dovrebbe essere accettata o rifiutata sulla base di prove, evidenze, dati, non sulla base di quella generazione di scienziati che in quel momento ci sta sperimentando attorno, giusto?
Larry Laudan (1941-2022), un influente filosofo della scienza, scrisse: “Negli ultimi due decenni ho sostenuto che nella valutazione di teorie e ipotesi, ciò che conta (e dovrebbe contare) principalmente per gli scienziati non è tanto se tali ipotesi sono vere o probabili. Ciò che conta, piuttosto, è la capacità delle teorie di risolvere problemi empirici, una caratteristica che altri potrebbero chiamare il potere esplicativo o predittivo di una teoria.”(7)
O come ha scritto Freeman Dyson (1923-2020): “Per essere utile, una teoria scientifica non deve essere vera, ma deve essere verificabile.”(8)
Che cosa dice Dyson? Lo scopo della scienza non è quello di trovare la verità?
Non dice proprio questo. Molti scienziati e filosofi della scienza sostengono che la scienza non consiste nel trovare la verità, come nella T maiuscola, o anche la verità come nella t minuscola, ma semplicemente nel risolvere problemi empirici. Se la teoria funziona, in quanto può fare previsioni accurate e/o portare frutti tangibili, cos’altro conta? Che sia vero o meno è un’altra questione, una questione che (alcuni sostengono) sarebbe una questione metafisica, non scientifica. La storia è piena di esempi di tecnologia basata su teorie che sono state successivamente cestinate o non sono ancora state comprese. L’efficacia tecnologica di una teoria è una questione separata dalla sua verità. Una teoria potrebbe funzionare, non essendo ancora vera.
E poi c’è il tanto sbandierato “metodo scientifico”, l’idea che ci è stata tamburellata nella nostra testa fin dalle scuole elementari che la scienza ha creato una formula speciale, un processo in cui si collegano alcune variabili e si scopre la verità. L’unico problema, qual è? Non esiste il metodo scientifico e, anche se ci fosse, nulla garantisce la verità, o qualsiasi cosa collegata alla verità: questa risulterà dalla sua applicazione.
Nel frattempo, esiste un dibattito su cosa sia una spiegazione scientifica, o anche se la scienza debba spiegare qualsiasi cosa, invece di limitarsi a descriverla. Prendiamo la famosa formula e = mc2. È un modo abbreviato per dire che l’energia ha massa e che la massa rappresenta l’energia. Ciò è fantastico e sicuramente fruttuoso, ma la formula descrive solo la relazione tra massa ed energia. Non spiega nulla sul perché esiste quella relazione.
E, inoltre, perché tante teorie scientifiche, una volta ritenute vere, anche irrevocabilmente vere, vengono poi cestinate? «Una realtà», scrisse Daniel R. Robinson (1937-2018), «che un tempo sembrava prontamente espressa nel linguaggio della scienza di Newton e di Galileo, ora sarebbe più vicina alla mitologia che alla realtà. Mio padre era vivo e vegeto quando le migliori menti della fisica non consideravano nulla di più certo dell’etere.(9) Oggi, il medesimo termine ci pare venga applicato dall’astrologia.”(10)
Sfatazione di miti. Con Baptizing the Devil, la mia intenzione non era quella di ignorare i vantaggi tecnologici della scienza o le sorprendenti intuizioni (per quanto specializzate, limitate e provvisorie) che la scienza ha trasmesso al mondo naturale. Volevo semplicemente aiutare i cristiani a liberarsi dal mito che la scienza sia questa meta-visione quasi trascendente della realtà oggettiva, una ricerca della verità svincolata dalle contingenze, dalle debolezze e dalla soggettività che deflorano forme di conoscenza “minoritarie”. Questo mito è così potente che una dottrina così cruciale come la Creazione, una dottrina su cui si basano tutte le altre dottrine cristiane, è stata usurpata da una contraffazione che contraddice ad ogni passo il racconto biblico della Creazione. Peggio ancora, questa contraffazione non può essere adattata alla Parola di Dio se non con un’esegesi tortuosa che, francamente, fa sembrare sciocchi i cristiani. L’ultima sezione di Baptizing the Devil esamina alcuni di questi ben intenzionati tentativi di inserire un paradigma evolutivo nella narrazione biblica della Genesi, chiedendosi poi umilmente: in questo non siamo forse migliori, essendo giunti al meglio che si può fare? Comunque, i cristiani sono migliori, o certamente dovrebbero esserlo. Eppure è difficile, anche per i cristiani, uscire dallo Zeitgeist,(11) trascendere il tempo, il luogo e la cultura in cui sono immersi. E il nostro tempo, luogo e cultura sono stati saturati dal mito dell’evoluzione. Ma non è un mito, ci viene detto; è scienza. Ma questo è il metamito: che poiché essendo scienza, deve essere vero.
FINE
APPENDICE
Tre note del compilatore Luisetti:
1) Il libro Baptizing the Devil di Goldstein non è mai stato tradotto in italiano, per cui non è in commercio. Non è da confondersi con altre pubblicazioni che hanno il titolo uguale come Il battesimo del diavolo, il romanzo-horror di fantasia dello scrittore inglese Dennis Wheatley, pubblicato nel lontano 1934. In italiano, quest’ultimo è stato pubblicato a partire dagli anni ’70.
2) Rimando al link della citazione che segue a questo ottimo e interessante articolo di Elena Magalotti QUI. Scienza e pseudoscienza: tra valori e falsi miti (2018).
«Sempre più spesso ci si chiede se la nostra epoca possa essere definita scientifica o meno. Effettivamente lo è, se si considera il notevole avanzamento a livello tecnologico, l’espansione e lo sviluppo della scienza. Tuttavia non può essere considerata un’epoca scientifica, perché la scienza spesso non occupa una posizione centrale nella visione del mondo delle persone; la grande maggioranza tende ad affidarsi a pratiche e a credenze pseudoscientifiche come l’astrologia, lo spiritismo, l’ufologia, la superstizione, le pratiche mistiche, extrasensoriali e paranormali. Esse suscitano un enorme fascino nella comunità, perché offrono un sapere “pronto e immediato”, affrontando temi soltanto apparentemente logici, ma privi di ogni verifica sperimentale».
3) «Alcune conclusioni erroneamente tratte dai fatti osservati nella natura hanno indotto a credere che esistesse un conflitto tra scienza e Rivelazione. Nell’intento di ristabilire l’armonia, sono stati adottati metodi di interpretazione delle Scritture che minano e distruggono la forza della Parola di Dio. Si è creduto che la geologia contraddicesse l’interpretazione letterale del racconto mosaico della creazione, e si è preteso che ci siano voluti milioni di anni per l’evoluzione della terra dal caos primitivo. Per mettere la Bibbia d’accordo con questa presunta rivelazione della scienza, i giorni della creazione sono stati ipotizzati come lunghi periodi indefiniti, che coprono migliaia, o perfino milioni di anni». Ellen G. White, Princìpi di educazione cristiana, Scienza e Bibbia, cap. 14.
Il capitolo 14 “Scienza e Bibbia” di E. White scaricalo gratis QUI.
(1) Questo articolo di Clifford Goldstein si basa sul saggio Baptizing the Devil: Evolution and the Seduction of Christianity (Nampa, ID: Pacific Press Pub. Assn., 2017). Free download in alto a destra.
(2) In embriologia, la serie di stadi successivi e di progressivi cambiamenti che l’uovo (o il germe), e quindi l’embrione, attraversano per dare origine all’individuo di una determinata specie.
(3) Nota del compilatore: epistème è la traslitterazione del termine greco che significa “conoscenza scientifica”.
(4) Karl Popper, Logic of Scientific Discovery (London: Routledge Classics, 2002), 278; il corsivo è originale.
(5) Richard Dawkins, The Greatest Show on Earth: The Evidence for Evolution (New York: Free Press, 2009), 8.
(6) Max Planck, quoted in Thomas Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions (Chicago: University of Chicago Press, 1970), 151.
(7) Larry Laudan, “How About Bust? Factoring Explanatory Power Back Into Theory Evaluation,” Philosophy of Science 64 (June 1997), 306–316.
(8) Freeman Dyson, The Scientist as Rebel (New York: New York Review Books, 2008), 215.
(9) Nota del compilatore: l’etere è l’aria in quanto mezzo in cui si propagano i fenomeni elettromagnetici.
(10) Richard N. Williams and Daniel N. Robinson, eds., Scientism: The New Orthodoxy (London: Bloomsbury Academic, 2015), 30.
© Pierluigi Luisetti