PER APPREZZARE IL VALORE DELLA REDENZIONE, È NECESSARIO COMPRENDERE QUANTO ESSA SIA COSTATA. DOBBIAMO CONSIDERARE CON MAGGIORE AMPIEZZA DI VEDUTE LA VITA, I PATIMENTI E LA MORTE DEL FIGLIO DI DIO.
Nota introduttiva del compilatore Luisetti.
Il primo scritto dell’autrice Ellen White sul tema delle sofferenze di Cristo fu pubblicato già nel 1869 e ripubblicato molto simile dieci anni dopo nella forma di quattro articoli nel periodico avventista The Signs of the Times (1879).
IL PREZZO DELLA REDENZIONE
Un concetto limitato del sacrificio compiuto in nostro favore, induce molti a stimare al di sotto del suo valore la grande opera dell’espiazione.
Il glorioso piano della salvezza dell’umanità è la manifestazione dell’amore infinito di Dio Padre. «Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Giovanni 3:16, NR 1994). L’amore manifestato da Dio nel dare il Figlio alla morte dell’umanità decaduta, fece stupire gli angeli. Il Salvatore era la gloria dello splendore della gloria e la fedele immagine della sua persona. Egli possedeva la maestà e la perfezione divine. «È piaciuto al Padre che tutta la pienezza abiti in lui». «Il quale, essendo in forma di Dio, non reputò rapina essere eguale a Dio. E pure annichilì se stesso, prese forma di servo, fatto alla somiglianza degli uomini. E, trovato nel esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, essendosi fatto ubbidiente fino alla morte della croce» (Filippesi 2:6-8, D).
Cristo acconsentì a morire al posto del peccatore, affinché l’uomo, mediante una vita di ubbidienza, potesse sfuggire alla condanna della Legge di Dio. La morte del Cristo non ha né annullato la Legge, né affievolito i suoi diritti, né distrutto la sua sacra dignità. Egli stesso dichiarò che era venuto non per abolire la Legge, ma per compierla. Mentre il sistema dei sacrifici, che prefiguravano la morte del Cristo, doveva spirare con Lui, la legge morale rimase intatta. Cristo proclamò la giustizia di Dio nel punire i trasgressori della Legge, in quanto subì su se stesso il castigo per salvare dalla maledizione l’uomo colpevole. Mediante il sacrificio di Cristo, l’uomo poteva essere redento e l’autorità della Legge divina mantenuta. La morte del diletto Figliuolo di Dio mostra l’immutabilità della Legge del Padre suo.
In Cristo il divino e l’umano erano fusi insieme. Il Figlio di Dio rivestì l’umana natura per abbracciare con il suo braccio umano i figli di Adamo, mentre con il suo braccio divino afferrava il trono dell’Infinito, unendo così la terra al cielo e l’uomo a Dio. Gli angeli che non conoscevano il peccato, non potevano simpatizzare con l’uomo nelle sue peculiari prove; ma rivestendo l’umana natura, Cristo si preparò a comprendere le nostre tentazioni e i nostri dolori. Il Redentore «è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato» (Ebrei 4:15, LND) e «poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto a coloro che sono tentati» (Ebrei 2:15, LND). O incomparabile condiscendenza! Il Re di gloria si assoggetta alle umane infermità e si addossa il peso dei peccati dell’uomo per potere schiudere la porta della speranza ad una stirpe decaduta. Questo è davvero l’amore «che sopravanza ogni intelligenza» (Filippesi 4:7, LND).
Coloro che vogliono, in qualche maniera, valutare il prezzo pagato per la nostra redenzione, seguano il Figliuolo di Dio negli atti che coronarono il suo sacrificio. Continua…
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© P. Luisetti (Prima pubblicazione nel gennaio 2023: La tragedia del Golgotha; Revisionato nel giugno 2024 con nuovo titolo).