Spesso, le traduzioni standard di Romani 10:4 sono equivocate, malgrado trattino un testo fondamentale della fede cristiana! Offro una piccola analisi per chiarire se le traduzioni sono biblicamente corrette.
Romani 10:4: «…poiché Cristo è il termine (τέλος) della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono» (Nuova Riveduta).
Romani 10:4: «…perché il fine (τέλος) della legge è Cristo, per la giustificazione di ognuno che crede» (Nuova Diodati).
Per tradurre correttamente una parola dal greco che non si avvale di un solo significato, è necessario esaminare e comprendere accuratamente il suo contesto. Il traduttore avrà così un’idea chiara di ciò che l’autore voleva dire. Come la maggioranza (stimo il 90 % dei traduttori di Bibbia in tutte le lingue) traducono la parola greca τέλος (Telos) semplicemente con fine-termine-culmine, pensando di essere in accordo con il significato che Paolo volle dargli nel contesto. Ciò potrebbe però indurre alcuni lettori meno preparati (ma avviene anche in coloro che la preparazione ce l’hanno), a pensare o supporre, erroneamente, che la sola fede in Cristo possa semplicemente annullare la legge, invalidandola. Pertanto, molti cristiani sono arrivati a questa conclusione “insensata e illogica”. Paolo ha respinto categoricamente in Romani 3:31 questo madornale errore.
In questa riflessione voglio sottolineare e fare comprendere che Paolo non sta qui parlando nello specifico dei Dieci comandamenti ma dell’intera Legge ebraica (la Torah), rispettivamente i cinque libri scritti da Mosè, in cui le due tavole della legge scritte da Dio stesso sul Sinai con il suo dito ne fanno gloriosamente parte. Infatti, in Romani 3:31 afferma: «Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia, anzi stabiliamo la legge». Nuova Diodati. Cristo stesso in Matteo 5:17 è in armonia con il pensiero dell’apostolo Paolo quando dice nel famoso discorso sulla montagna: «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento». Portare a compimento significa compiere, sigillare tutte le profezie messianiche che parlavano di lui.
Nella lettera ai Romani, il dotto Paolo ha puntualizzato in vari modi che il popolo di Israele non ha ottenuto il favore di Dio perché ha cercato invano di ottenere una propria giustizia nell’osservanza della Torah (Legge) attraverso le opere richieste dalla stessa legge, e non per fede. Agendo in questo senso, ha urtato nella pietra di inciampo che è Cristo, come è scritto: «Ecco io metto in Sion un sasso di inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso» (Romani 9:33).
Paolo cerca di offrire ai fratelli del suo popolo la soluzione scritturale al loro problema: essa consiste nell’accettare — per mezzo della fede — il Cristo morto e risorto come rimedio di giustificazione per il peccato. Di etimologia incerta, il vocabolo τέλος (Telos) è una parola comunemente e frequentemente usata nel parlato quotidiano greco. Fin dall’antichità, la parola presenta almeno tre accezioni diverse: 1) quella di compimento-consumazione- termine; 2) quella di fine-scopo-obiettivo-proposito e 3) quella di imposta-tributo-tassa. Nel Nuovo Testamento il vocabolo Telos viene utilizzato bensì 42 volte.
Oggi desidero condividere una traduzione molto illuminante di cui molti cristiani, credo, non abbiano mai sentito parlare. È solo nella preparazione di questo studio che ho fatto questa meravigliosa scoperta. Quale? Mi riferisco alla terza di queste accezioni, ossia a τέλος come “imposta, tributo o tassa”.
Sapevate? Telos ha anche il significato di imposta, tributo o tassa
Dal punto di vista dell’antica lingua greca, ciò che restava nel fondo delle entrate si chiamava pure τέλος (Telos), perché erano i soldi affluiti dalle tasse, da gestire e usare come “fondo” per gli interventi sociali. Il telos accumulato, quindi, era praticamente la cosa ultima che si poteva toccare perché erano le risorse economiche, il tesoro finanziario di una nazione. Ecco perché questa parola τέλος (Telos) è anche usata come ‘tributo o tesoro pubblico’. Questo curioso aspetto può essere visto ancora nel seguente testo dove si racconta il fatto in cui l’incaricato che riscuoteva le didramme chiese a Pietro se il Maestro pagasse la tassa del tempio. Pietro rispose di sì. Poco dopo, Gesú riprese l’evento e gli fa una domanda. «Quando fu entrato in casa, Gesú lo prevenne e gli disse: Che te ne pare, Simone? I re della terra da chi prendono i tributi τέλος (Telos) o l’imposta? Dai loro figli o dagli stranieri?» (Matteo 17:25).
Un’altro passaggio di Paolo che in questa mia riflessione mi appare pure rilevante: «Rendete dunque a ciascuno ciò che gli è dovuto: il tributo a chi dovete il tributo, l’imposta τέλος (Telos) a chi dovete l’imposta; il timore a chi il timore; l’onore a chi l’onore» (Romani 13:7).
Quando guardiamo all’ordine grammaticale del greco, l’apostolo Paolo sta usando in Romani 13:7 la parola τέλος (Telos) nel senso di “tesoro pubblico” di cui ogni nazione o popolo beneficiava. Proprio per questo proposito venivano raccolti quei fondi, quelle tasse a scopo di risorsa economica per l’utilità della collettività. Quindi ciò che Paolo sta realmente dicendo in Romani 10:4 è quanto segue: «…poiché il τέλος (tesoro) della Torah (legge) è il Messia (il Cristo), perché sia giustizia a chiunque crede…».
Nel contesto ebraico, quando qualcuno dà del denaro a un mendicante o a un povero disgraziato, si dice che ha fatto un atto di giustizia, poiché ha preso dalle sue risorse (dal suo Telos) per favorire chi non ne aveva. Questo è ciò che Paolo ci sta dicendo nella sua lettera, che “il tesoro pubblico” (Telos) della Torah è il Messia, dal quale il Padre ha prelevato quale risorsa per fare giustizia, provvedendo nella sua infinita misericordia a favore dell’uomo che, nel sua miseria di peccatore, era incapace da solo ad adempiere le esigenze della santa legge.
Purtroppo, molti cristiani non comprendono quale sia lo scopo della Torah (Legge), che è il Messia reso come tributo all’Eterno Dio in favore degli uomini. Lo abbiamo già detto pocanzi, ma conviene ripeterlo di nuovo: per scarsa istruzione biblica, per ignoranza o per pigrizia di approfondimento nella lettura della Bibbia, sono molti i cristiani che pensano che Paolo stia dicendo che con la venuta del Messia (Cristo) la legge è giunta al termine, avendo esaurito la sua funzione. No, non dice per niente questo; stiamo lontani da pensieri simili. Quanto è bella la Parola di Dio quando è correttamente compresa nel suo contesto!
Dopo avere sommariamente affrontato l’interpretazione di questo non facile tema, posso affermare che ci sarebbero molti altri pensieri importanti da aggiungere che aiuterebbero la retta comprensione del testo di Romani 1O:4, ma credo fermamente che già con questo piccolo materiale si saranno creati nel vostro pensiero gli stimoli adatti per consolidare i concetti di fondo che l’apostolo Paolo voleva trasmettere.
© Pierluigi Luisetti