Una breve riflessione di P. Luisetti sulla caducità della vita:
nessuno di noi è immortale.


Cosa ci può insegnare la repentina scomparsa di quest’albero di carrubo?

Tutti i giorni faccio la mia passeggiata “terapeutica” attorno all’isolato. Di solito faccio una piccola sosta su una panchina nel piccolo parco vicino a casa, uno spazio ombrato da quattro grandi alberi di carrubo, con dei robusti rami molto bassi. La loro disposizione è ideale e assai efficiente per schermare i raggi solari. La terza settimana di agosto, già di mattina presto verso le 8 mi stavo recando a quel posto e rimasi sorpreso che degli operai stavano tagliando l’albero centrale, quello più importante per l’ombra che riusciva a irradiare per molti metri tutt’attorno. Cosa era accaduto? Il giorno prima, di pomeriggio, si era spaccato in due al centro per il grande peso dei grossi rami che doveva sopportare. Feriti nessuno, per fortuna. Così dovettero toglierlo di mezzo per sempre, lasciando il mozzicone del grosso tronco con un vuoto enorme attorno (Vedi foto). Ciò ha creato a me e ai cittadini di transito un lieve disagio perché di panchine all’ombra per sostare ce ne sono pochissime nella mia zona, semmai sono lontane da casa. Ne ho trovata poi un’altra nell’area pedonale nelle vicinanze di quel luogo, rimediando così ai miei spostamenti quotidiani.


Questo evento dell’albero che ha finito di vivere nella maniera che ho descritto sopra, mi rimanda a pensare necessariamente a quelle vite umane che senza nessun preavviso sono rimaste “stroncate” da un incidente sulla strada, da un brutto infarto, da una malattia fulminea o da una delle tante altre circostanze funeste non prevedibili. Si possono contare a milioni le vittime di sinistri, e ogni giorno i notiziari del telegiornale raccontano questi fatti nei minimi dettagli. Un caso di cronaca recente attesta questa sorprendente realtà con l’affondamento in pochi minuti del bellissimo veliero Bayesian (19 agosto 2024), sulla costa marina di Porticello (Prov. di Palermo), trascinando senza scampo sette persone nei suoi fondali. Nessuno poteva immaginare una tale tragedia in quel modo.

Cosa ci può insegnare la repentina scomparsa di quest’albero di carrubo? Certamente una cosa in particolare. La spiego con queste parole: un gran numero di persone lasciano questa nostra vita impreparati, senza avere sperimentato l’amore di Dio, il suo perdono e la prospettiva della vita eterna che ci è offerta nella sua Parola. Semmai l’avessero conosciuta e compresa, la rimandarono al loro futuro o la respinsero del tutto. Fanno un poco come il ricco imprenditore nel Vangelo che progettava il suo futuro con queste parole, dopo che ebbe fatto ottimi affari guadagnando parecchio denaro: «Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia bevi e datti alla gioia» (Luca 12:19, CEI), ignorando che quella stessa notte sarebbe morto improvvisamente. Dopo avere raccontato questa parabola alle folle, la sentenza di Gesù è implacabile: «Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio» (Luca 12:21, CEI).