Nel libro PATRIARCHI E PROFETI, Edizioni AdV, Firenze, 1998, l’autrice di ispirazione cristiana Ellen G. White (1827-1915) ci descrive nel capitolo sette le ragioni che hanno indotto Dio a far perire l’umanità da lui creata, salvando Noè e la sua famiglia. Il Signore stesso l’aveva definito “uomo giusto ed integro ai suoi tempi; Noè camminò con Dio” (Genesi 6:9). Il basso contesto di moralità nel quale egli visse, lo possiamo intravedere nella lettura delle prossime pagine (12 pp.), dove la scrittrice gli ha dedicato un intero capitolo, interpretando i relativi testi riportati nella Genesi.
Una domanda ricorrente è questa: chi ha scritto la Genesi? In un altro capitolo successivo, parlando dell’esperienza di Mosè dopo la sua fuga dall’Egitto verso il deserto di Madian, la scrittrice afferma: “Per anni, mentre vagava con il gregge in quei luoghi solitari, meditò sulle condizioni degli ebrei oppressi. Ricordava il patto di alleanza che aveva unito Dio ai suoi padri e le promesse che costituivano l’eredità del popolo eletto: pregava il Signore giorno e notte per la liberazione d’Israele. Gli angeli lo circondavano della loro luce. Allora, ispirato dallo Spirito Santo, egli scrisse il libro della Genesi. I lunghi anni trascorsi in solitudine furono una grande benedizione non solo per Mosè e il suo popolo, ma per tutta l’umanità e per sempre”. Op. cit., pag. 232.
Storia biblica e controstoria.
Ci sono stati e ci sono molti altri scrittori moderni che hanno fatto risalire il racconto del diluvio ad un mito o ad una leggenda, compilati o “rimpastati”con altri scritti anteriori. In particolare, faccio riferimento alle dodici tavolette d’argilla del noto poema di Gilgamesh che vengono portate dai detrattori della Genesi come prova che chi l’abbia redatta ne abbia copiato delle parti per redigere il suo racconto delle origini del mondo (diluvio universale compreso). Nel 1870, queste 12 tavolette furono tradotte e pubblicate per primo dal assiriologo inglese George Smith (1840-1876). Esse sono conservate nel British Museum a Londra.
I numerosi libri di “alta critica” (o rigetto) che si sono prodotti nel tempo attorno al diluvio, l’arca e il suo principale personaggio Noè vogliono dimostrare – in assenza di fede in un unico Dio – che il racconto biblico non è altro che una leggenda adattata sulla base degli antichi poemi Sumeri che l’archeologia ci abbia fornito. L’obiettivo di queste pubblicazioni è volto a screditare buona parte della Sacra Scrittura, relegandola ad un sottoprodotto culturale del popolo ebraico. Pur tenendo conto delle rimostranze mosse contro la veridicità del racconto biblico, queste divulgazioni andranno da me collocate nel campo della speculazione letteraria. Non entro in altri particolari, altrimenti mi dovrei spingere in un terreno che non è di mia competenza. Lo scopo in questa sede è quello di rivalutare la Bibbia come norma della fede cristiana, attestandole tutto il rispetto che le è dovuto.